Vincitori borsa di studio 2018
2 Febbraio 2018“Storie di resilienza”
8 Ottobre 2018Anche questo Intensivo Residenziale 2018 ha avuto come struttura portante un lavoro trasversale sulle metodiche e le tecniche terapeutiche e un lavoro approfondito e puntuale sulla persona del Terapeuta.
L’intensivo può essere inteso anche metaforicamente come il check-up della scuola, ovvero la possibilità per tutti, docenti e studenti, di verificare il lavoro svolto fino a quel momento dell’anno in corso, ma, ancora, è un’esperienza che consente a ciascuno di verificare un importante principio sistemico che enuncia: “se cambia il contesto, può cambiare la capacità di relazionarsi”.
Attraverso un contesto inedito, l’allievo ha la possibilità di ritrovare i nessi familiari delle sue modalità relazionali più frequenti, ma anche sorprendersi a sperimentarne alcune assolutamente inedite, trovando nuove risposte ad antichi interrogativi.
È anche il momento in cui gli studenti, singolarmente e in gruppo, danno voce alle loro esigenze, suggerendo e stimolando il corpo docente con proposte innovative ed integrative. Crediamo fermamente che una formazione efficace sia espressione dell’integrazione complessa tra una collaudata esperienza e una creatività “visionaria”.
Perché il tema della “Felicità”?
Prima di tutto per riflettere su questa condizione così ambita e poterne individuare le caratteristiche. Ci ha molto ispirato la riflessione di un paziente durante una seduta, che spiegava come non avendo mai avuto una propensione all’ottimismo e tanto meno alla ricerca della felicità, sentisse il bisogno di “doversi esercitare alla felicità”. L’intensivo ha affrontato questo vasto e impegnativo tema, confrontandosi con le teorie di importanti pensatori e terapeuti, ma con il chiaro intento di condurre l’allievo, attraverso laboratori esperienziali, a sperimentare una dimensione del sé adulto.
L’attaccamento alla sofferenza, infatti, qualsiasi possa essere la nostra età, ci colloca automaticamente in una modalità comportamentale e relazionale adolescenziale. Incuriosirsi per il futuro, amarne novità e imprevisti, essere propenso a scoprire quei vantaggi che non si colgono facilmente a prima vista, questo, al contrario, ci posiziona in una dimensione relazionale propria dell’età adulta. In questa dimensione prevale l’autonomia, la capacità di saper provvedere a sé stessi, di cercare opportunità e vantaggi anche nelle difficoltà, identificare cosa è necessario al nostro benessere e al nostro equilibrio, impegnarsi per procurarlo e mantenerlo. Se questo è utile per le nostre identità personali, per l’identità terapeutica è una condizione che potremmo definire indispensabile. Un terapeuta arenato in una modalità relazionale adolescenziale costituirà un grave problema per il buon andamento dei processi clinici di cui è responsabile.
Qualsiasi, dunque, siano le strategie e le tecniche che il terapeuta deciderà di usare, la sua condizione psicologica e la percezione del suo sé personale e professionale saranno il veicolo di trasmissione e ne influenzeranno fortemente l’esito. Vista da questa prospettiva la ricerca della felicità per il terapeuta certamente è un diritto ma ancor più un dovere, un “tendere a”, una esercitazione costante che gli consentirà di incontrare l’altro, all’interno del “setting”, restando aderente e coerente con sé.
Il Direttore
Rossella Aurilio